L’Invernenga, il bianco autoctono di Brescia

Questo vitigno introvabile e prossimo all’estinzione, vive una nuova fase di crescita.
Il vitigno Invernenga è un autoctono bresciano a bacca bianca le cui origini sono sconosciute, e viene per la prima volta citato in un documento del Ministero dell’Industria, Agricoltura e Commercio dell’Impero Austro-Ungarico del 1826, che descrive l’Invernenga come uno dei vitigni più coltivati nella zona di Brescia. Si tratta di un’uva con una doppia valenza, in quanto può essere consumata sia come uva da pasto, che come uva da vinificazione. Il suo nome sembra infatti derivare dall’abitudine delle famiglie bresciane di conservare in inverno l’uva e farla appassire nei solai, potendola così mangiare durante le festività natalizie e nel periodo invernale.

Nel passato questa usanza rappresentava uno status symbol ed era segno di opulenza. Con il passare del tempo e la diffusione del benessere, la disponibilità di cibo e di dolci è diventata normale e quindi l’interesse verso quest’uva si è spostato dal mero consumo come uva da pasto alla vinificazione. La sua diffusione è limitata a pochissime zone del bresciano, con pochi e isolati filari, perlopiù all’interno di vigneti molto vecchi, come il Vigneto Pusterla, il vigneto urbano più grande d’Europa, situato ai piedi del castello di Brescia. Questo piccolo gioiello è caratterizzato “dalla coltivazione a pergola dell’uva – lo descrive così la proprietaria Maria Capretti – tipica del vitigno, che vanta tutt’oggi piante del ceppo originale di anche 80 anni di età; quest’uva autoctona bresciana, dal tipico retrogusto di mandorla e dalla buccia spessa, di vendemmia tardiva, ha la particolarità di poter essere conservata a lungo, cosa che ne permetteva, nei secoli passati, il consumo durante le feste di Santa Lucia e Natale”.

“Il vino – conclude Maria – è vinificato e affinato in acciaio per mantenere intatte le sue caratteristiche tipiche ha un profumo molto delicato, caratterizzato da aromi floreali e fruttati con qualche sentore di miele e un gusto sapido, con bassa acidità, rendendolo ideale per un abbinamento con pesce di lago, formaggi delicati e carni bianche. È un vino che si presta a lunghi affinamenti in bottiglia e che durante l’invecchiamento sprigiona al massimo i suoi percettori”.

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