IL CANTINIERE

UN VINO UNICO 100% INVERNENGA

Da trent’anni Diego Lavo coltiva la passione per la vigna occupandosi professionalmente d’impianti, viaggiando per anni nell’Italia agricola del centro e del nord: buona parte dei nuovi vigneti in Valtènesi ha conosciuto le sue mani. Nel ’98 interrompe il suo peregrinare con la presenza continua presso l’Azienda Agricola Cantrina a Bedizzole, dove accanto al lavoro nei campi, che restano mondo prediletto, inizia ad occuparsi stabilmente della cantina. Nel 2006 il primo incontro con Maria Capretti per una consulenza sul vigneto Pusterla, ma è con il 2011 che la collaborazione diviene effettiva. Diego resta affascinato dall’unicità del vigneto e dalle particolarità dell’Invernenga: affrontarle significa mettersi in gioco con un’uva ritenuta pressoché impossibile da vinificarsi in purezza, darlo per scontato senza provare gli appare resa incondizionata, non in linea con il suo carattere.

IL PUSTERLA INTERPRETATO DA DIEGO LAVO

La prima vendemmia, poca la quantità, è del 2012 a cui seguono 2013, 2014 e ultima 2015. L’approccio seguito all’inizio è il più semplice e lineare possibile, ai fini di verificare la potenzialità dell’uva. L’attenzione si concentra sulla spessa buccia che la contraddistingue e che suggerisce apertamente l’importanza della pigiatura. Il primo risultato, dagl’intuibili margini di miglioramento, fa capire che il vitigno non è totalmente neutro, ha dei propri sapori, una sua indiscutibile diversità. Di annata in annata, naturalmente rispettando le indicazioni della stessa, cerca di assecondare quanto espresso da un vitigno che qui ha la sua massima estensione al mondo. Due i vini ottenuti: Pusterla Bianco più semplice e comprensibile, di buona beva e pronto consumo, con la nota finale leggermente ammandorlata a ricordarne la composizione, Pusterla 1037 dal 2014, frutto di una selezione ancora più attenta, dalle piante più vecchie e con le uve migliori a piena maturazione. Niente lieviti selezionati e una vinificazione da rosso per estrarre quanto più possibile da quella buccia così importante: volume e sapore per un vino da apprezzare nella sua evoluzione, lunghezza di bocca, sottili note ossidative… A riassumere il tutto con grande efficacia e intuizione le sue parole «Vorrei arrivare a riprodurre nel bicchiere le sensazioni che i nostri nonni provavano nell’assaporarne un chicco di Invernenga a Dicembre, dal grappolo appeso per le feste».

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